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Rovereto, 2 dicembre 2012
«Alla ex stazione Atesina una inutile colata di cemento» 
  Ruggero Pozzer invita a riflettere: anche se firmata da Botta la nuova lottizzazione priverà la città di una piazza per darle spazi commerciali dei quali non ha alcun bisogno
dal Trentino di domenica 2 dicembre 2012

E’ un po’ come una operazione al cuore: può farla anche il più famoso chirurgo del mondo, ma ciò non toglie che se non serve sia molto meglio evitarla.

Ruggero Pozzer non ha dubbi: alla ex stazione autocorriere, un obbrobrio di abbandono e degrado da decenni e lo riconosce lui stesso, sta per calare una mostruosità di cemento e mattoni che magari avrà anche le forme meno peggio possibili e la firma autorevolissima di Botta, ma che alla città non serve.

E quindi sarà sempre uno spreco ed un delitto rispetto a quello che senza tante firme e forme si poteva lasciare al suo posto: una piazza, magari alberata, con qualche panchina. Magari addirittura attrezzata per ospitare manifestazioni e, comunque, luogo di aggregazione naturale e piacevole per la città. Invece no.

Botta o non Botta, dice Pozzer, arriverà un cubo di volume imponente, lungo cento metri, ad annichilire quello spazio. Che finirà per poter ospitare negozi, uffici e appartamenti di cui Rovereto, già piena di negozi, uffici e appartamenti dolorosamente sfitti, non ha bisogno.

Il prezzo da pagare è la rinuncia per sempre a quello che invece alla città servirebbe come il pane: un luogo in centro dove vivere, respirare, incontrarsi. Se poi, chiude Pozzer, si ritiene che siano necessari i parcheggi (non è d’accordo, visto che porterebbero ulteriore traffico dove già ce n’è troppo e da dove lo si vorrebbe levare) e non si vuole convincere i commercianti del contrario, il modo per ralizzarli senza «mostri» (magari anche di bellezza, ma sempre mostri) al seguito c’è: dare l’area ad una cooperativa che realizzi posti auto interrati e piazza in superficie. Senza spendere una lira di denaro pubblico e ottenendo lo stesso risultato, le piazzole, che si dice necessario. In verità, ammonisce Pozzer, si chiama «riqualificazione» quella che è solo l’ennesima inutile colata di cemento. Col grande nome di Botta ad addolcire la pillola, che pillola però rimane.

Ai roveretani chiede di ripensarci, finchè e se è ancora possibile. O almeno di chiamare le cose col loro nome. Speculazione, non riqualificazione urbana. E fare cassa sulle macerie di una città piacevole.

 

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